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I GESUITI A SERVIZIO DELLA MADONNA DEL LUME
La storia della devozione alla Madonna del Lume è ormai riconosciuta, soprattutto dopo che sono stati ritrovati i due volumi dell’opera scritta dal padre gesuita Antonio Genovesi, promotore del culto della Madonna del Lume, pubblicati nel 1733 in forma anonima: il primo volume si trova a Palermo, nella Biblioteca Nazionale (con scheda 4/16/A/1-2), e il secondo a Roma, nella Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele”.
Ma chi era questo padre Genovesi?
Giovanni Antonio Genovesi (1684-1743) era un sacerdote gesuita, che si prodigò nell’apostolato missionario con grande fede e abnegazione.
Nato a Palazzo Adriano (PA), fu un grande devoto della Madonna, e a Lei aveva consacrato le fatiche della sua predicazione.
Dopo aver assistito alla prodigiosa realizzazione della Tela della Madonna del Lume, promosse con fervore la nuova devozione alla Madre di Gesù “Luce del mondo”.
Lasciò anonima l’opera “La devozione di Maria Madre SS del Lume”, poi pubblicata sotto il nome di padre Emanuele Aguilera.
Insegnò materie letterarie nel Collegio dei Gesuiti di Palermo e fu anche Rettore e Maestro dei Novizi a Messina.
Morì di peste, in concetto di santità, assistendo gli appestati.
Aveva un fratello, Giuseppe Ignazio Maria (1681-1717), anch’egli sacerdote gesuita che, avendolo lui stesso richiesto, fu mandato in missione in Messico. Anch’egli grande devoto della Madonna, aveva diffuso con fede ed entusiasmo il culto della Madonna di Guadalupe, e portò nel Nuovo Continente la Tela benedetta della Madonna del Lume, diffondendone la devozione, che era nata in Sicilia grazie al fratello Giovanni Antonio.
Occhibianco, nel suo libro sulla Madonna del Lume, scrive:
“A coronamento di tale predicazione nel 1733 furono pubblicate le due opere omiletiche ed apologetiche di questa nuova devozione. Per evitare contestazioni, l’opera, in due volumi, venne pubblicata sotto nome generico “da un sacerdote della Compagnia di Gesù” e fu accolta dal pubblico come opera di p. Emanuele Aguilera, noto scrittore di storia siciliana.
Il primo volume reca esplicitamente l’imprimatur rilasciato da Siloti e da P. Brago. L’opera era intitolata “La divozione di Maria Madre SS. del Lume”, distribuita in tre parti, da un Sacerdote della Compagnia di Gesù di Palermo, 1733. Nello stesso anno, in collaborazione col confratello p. Aguilera, il Genovesi pubblicava pure “Devotio et obsequia erga Deiparam, novo titulo Matris Sanctissimae Luminis, auctore anonimo, qui est p. Joannes Antonius Genovesius, collato studio P. Emanuelis Aguilera… Panormi 1733, in 8, 2 Tomi2 (Cfr. Sommervogel, Bibliotehèque de la Compagnie de Jesus, I, Lovanio 1890, coll. 85-87)”.
Possiamo ricevere ulteriori chiarimenti da una corrispondenza di Chiavegatti con i padri Gesuiti. Il 20 maggio 1994 Chiavegatti ricevette dal padre gesuita Mario Colpo (dell’Institutum Historicum S.J.) tre fotocopie di pagine tratte dai volumi del bibliografo gesuita padre Charles Sommervogel (1834-1902), contenenti i nomi degli scrittori gesuiti Manuel Aguilera, Giuseppe Maria Genovesi e Giovanni Antonio Genovesi, che furono i primi a pubblicare dei libri relativi all’Immagine e al culto della Madonna del Lume. La risposta di Chiavegatti (21 giugno 1994) sintetizza i testi fotocopiati e ne precisa i contenuti:
“Giovanni Antonio Genovesi fu il promotore della Devozione alla Madre SS dell’Eterno Lume. Fu altresì l’autore precipuo del testo fondamentale in due tomi La Divozione di Maria Madre Santissima del Lume, alla cui stesura contribuì anche l’Aguilera. Giuseppe Maria Genovesi, Missionario in Messico, fu ardente divulgatore della Devozione, e nel 1737 fece stampare in Messico quest’epitome: Antidoto contra todo mal, la devocion a la SS Madre del Lumen… sacada (ricavata) de la obra grande (i due tomi dello fratello), que in Italiano se imprimiò en Palermo el 1733”.
Nel breve volgere di alcuni decenni (1722-1767) la devozione alla Madonna del Lume, nonostante la condanna della Congregazione dell’Indice nel 1745, s’era diffusa a macchia d’olio in Italia e all’estero, soprattutto in Messico, grazie all’opera attiva e convincente dei PP. Gesuiti.
Secondo le ricerche di Lugaresi e Bononi (Atti del Convegno di Forlì, 1977), i motivi della condanna sarebbero:
1 - “per esprimersi e registrarsi in essa Opera una rivelazione cotanto insigne, e raccontarsi tanti miracoli, o siano grazie miracolose, senza dovuta critica ed esame”;
2 – “per riferirvisi rivelazioni e virtù d’una donna avanti la sua morte”;
3 – “per non esservi aggiunta la protesta dell’autore prescritta già dal nostro S. Padre Urbano VIII citata in La Sacra Immagine della Madre Santissima del Lume, dichiarata ai fedeli nella pittura e nel titolo da un Sacerdote bolognese col Metodo pratico di venerarla e celebrarne la festa” . (Ed. Quarta, Roma 1839 – L’ultima pubblicazione conosciuta in Italia su tale nuovo culto).
Continua Occhibianco: “La raffigurazione della Madonna del Lume venerata in Sicilia è analoga a quella di Melara portata là dal Messico nel 1780 dall’ex gesuita p. Blasio Arriaga, espulso dal Messico nel 1767 per ordine del re di Spagna Carlo III, insieme a molti altri padri, in seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù. Apostolo fervente e divulgatore di questa nuova devozione nel Messico fu p. Giuseppe Maria Genovesi SJ, il quale pubblicò la prima di una lunga serie di opere apologetiche incentrate sulla devozione alla Madonna del Lume, in Castigliano Madre Santisima de la Luz”.
Il padre gesuita Blas Arriaga
Padre Arriaga è il missionario gesuita messicano che nel 1780 donò alla chiesa di Melara il Dipinto della Madonna del Lume.
Era un creolo messicano, sacerdote professo di quarto voto della Compagnia di Gesù.
Era nato il 3 febbraio 1729 a Tlaxcala in Messico, che in quel tempo era un possedimento spagnolo. Aveva quindi 38 anni quando, all'alba del 25 giugno 1767, per effetto del decreto di Carlo III, re di Spagna, che ordinava l'espulsione di tutti i Gesuiti dalla Spagna e da tutti i suoi possedimenti, fu arrestato a Puebla De Los Angeles, nel Collegio gesuita di San Francisco Javier, di cui era amministratore.
Condotto al porto di Vera Cruz fu fatto salire a bordo del paquebot "Jesus Nazareno", altrimenti detto "el Volcan", che salpò l'8 novembre 1767.
Deportato in Italia, fu trasferito nella Legazione di Ferrara e vi rimase trent'anni.
Di padre Blas Arriaga si conoscono: un trattato in due tomi intitolato: Biblioteca para Misioneros de naciones gentiles, ed una Distinta spiegazione delle parole messicane dell'Orazione Dominicale, che si trova inserita nel XXI volume dell'Idea dell'Universo, opera colossale e capolavoro del padre Lorenzo Hervas Y Panduro (1735-1809), Gesuita spagnolo esule a Cesena, astronomo, matematico e linguista sommo.
Nel 1780 padre Blas Arriaga, giunto a Melara, decise di donare alla nostra chiesa il grande dipinto di cui era in possesso, rappresentante la Santissima Vergine sotto il titolo di "Santissima Madre del Lume", con un Atto Notarile.
Più tardi, per sfuggire all'oppressione napoleonica e valendosi dell'indulto concesso nel 1798 dal governo spagnolo, padre Blas Arriaga, “povero Missionario messicano, venuto in queste piaggie, ricco di tenerezza per la Madre di Dio e di carità per i suoi cristiani fratelli”, riparò in Spagna, dove santamente morì il 19 febbraio 1801, a Valencia.
Una lettera di risposta al Chiavegatti da parte dell’Istituto Storico della Compagnia di Gesù di Roma il 9 dicembre 1975, firmata da Manuel Ruiz Jurado S.J., ci dà le seguenti notizie.
“Blas Isidro Arriaga appare nel libro manoscritto del Tabularium MHSI del nostro Istituto Catalogos formados por orden de Carlos III tra gli espulsi dal Messico col n. 3866.
Si trova tra i membri della comunità del Collegio “S. Francisco Javier” di Puebla de los Angeles. Ivi (pag. 612-613) si annota: “En Ferrara. Falleciò en Valencia en 19 de febrero 1801”.
Consta che fu collaboratore di Lorenzo Hervàs Y Panduro, per la cui opera Idea dell’Universo inviò la sua Distinta spiegazione delle parole messicane dell’Orazione Domenicale (il Padre Nostro).
All’Arriaga viene attribuita l’opera stampata Biblioteca per Missionari delle nazioni pagane.
Nacque a Tlascala (Messico) il 3 febbraio 1729.
Entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù il 29 marzo 1753. Fece la professione di quattro voti il 2 febbraio 1765.
Quando avvenne l’espulsione, egli lavorava nel ministero apostolico e faceva l’amministratore delle tenute del Collegio “S. Francisco Javier” di Puebla.
In Italia si fece notare per la sua pietà e carità verso i poveri.
Verso la fine del secolo si trasferì alla Spagna, dove morì santamente il 19 febbraio 1801 (secondo altra notizia, il 12 marzo)”.